Un progetto di Martín de Lucas / Visual Artist
Il progetto di Rubén Martín de Lucas ci sembra quanto mai attuale per descrivere i tempi che stiamo vivendo, anche se il desiderio di possedere e di spartirsi pezzi di terra esiste dalla notte dei tempi. Per comprendere meglio il progetto, vogliamo condividervi la traduzione che ci ha fornito una cara amica e docente di spagnolo, Claudia Milazzo: grazie Claudia :)!
"Siamo esseri vivi , con gambe e le gambe servono per muoversi. Una delle libertà fondamentali dell’uomo è il movimento, ma nel farlo ci ritroviamo con frontiere, con limiti, con muri. Il mio nome è Rubén Martín de Lucas, sono un Visual Artist e anche se l’arte non salverà il mondo, può aiutare a vederlo con altri occhi.
Se disegnassimo su scala una linea del tempo dove ogni cm rappresenta 25 milioni di anni e situassimo i principali eventi come il Big Bang, l’origine del Sole e l’origine della Terra, l’Homo Sapiens occuperebbe solo 0,04 millimetri in questa linea.
Nonostante la brevità della nostra presenza, ci comportiamo come se la Terra fosse nostra, quando in realtà siamo noi che apparteniamo alla terra. E questo atto di possessione è l’inizio di molti problemi. Non entrare o ti sparo.
Ho deciso di studiare le frontiere. Ce ne sono di dolorose come la ripartizione dell’Africa, fratricida come il parallelo 38che divide le due Coree o vergognoso come il sistema di incastro tra India e Bangladesh. E ovviamente, i muri. La barriera (o vallo) di Melilla, il muro degli USA e del Messico, quello del Marocco Sahara Occidentale, l’Arabia Saudita e Yemen, la barriera dell’Ungheria, il muro di Israele. Quando cadde il muro di Berlino nel 1984 esistevano 16 muri nel mondo, nel 2017 ce ne sono almeno 65. Questi muri sono il frutto della nostra paura e della nostra immaturità come specie ancora incapace di vivere senza queste linee fittizie.
Come artista ho deciso di creare una serie di repubbliche minime, micro stati di 100 metri quadrati con un giorno di vita e abitati da una sola persona. Una frontiera palpabile, uno Stato che dura un giorno, così ridicolo come un altro che dura 200 anni, enti fittizi, insignificanti nel tempo. L’uomo è arrivato a sentirsi padrone di tutto, anche della Luna. Ho selezionato le storie più notevoli.
Quella di Jenaro Gajardo Vera, avvocato e poeta che si dichiarò davanti a un notaio padrone della Luna. Quella di Dennis Hope, che dopo essersi rivolto a un tribunale si è nominato proprietario e ha diviso la Luna in lotti e ha iniziato a venderli. Si stima che la sua impresa Lunar Embassy ha fatturato tra i 15 e i 60 milioni di dollari vendendo appezzamenti ultraterrestri. Mi sembra così ridicolo che, io che vivo d’affitto, ho deciso di comprare da Dennis Hope i miei primi possedimenti, un titolo di proprietà sulla Luna, un altro su Venere e un altro su Marte.
Ho diviso le mie proprietà in lotti e ho realizzato una serie di opere dove figura il prezzo che avrebbe ognuno di questi pianeti. A chi compra uno di questi di pezzi con il simbolico prezzo di 100 euro diamo in usufrutto un lotto di 100 metri quadrati nel pianeta affinché, se vuole, possa rendersi indipendente dal resto dell’universo. Possedere un pezzo di Luna ci sembra qualcosa di comico, ridicolo…. però un pezzo di terra, come possiamo possedere qualcosa che ci trascende in età , non saremo noi che apparteniamo alla terra?
Ci impegniamo a disegnare linee e litigare per qualcosa che non è nostro. Credo che un giorno le frontiere smetteranno di esistere e le vedremo come qualcosa del passato. Intanto ho deciso di fare braccio di ferro con la nostra insensatezza, far diventare questo gesto un atto vitale e continuando a fare repubbliche minime fino a quando le frontiere, o io, smetteremo di esistere."